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Compiti a casa: quando l'errore crea conflitti

Ciao e buon Anno!

Con il nuovo anno è ripartita anche la scuola e con essa i 'grattacapi'

C'è una professoressa e Neuroscienziata che io stimo davvero tanto: Daniela Lucangeli

Vi consiglio di sbirciare il suo profilo su Google

e di leggere il suo ultimo libro

" Cinque lezioni leggere sull'emozione di apprendere" edito da Erickson, Trento.

Ad un certo punto fa questa interessante affermazione:

(...) < se gli errori che i bambini compiono a scuola causano dolore, perchè accompagnati da emozioni sgradite, l'alert che si stabilisce nella loro memoria è " SCAPPA" non è " Affronta l'errore e modificalo".

Questo è il meccanismo che si attiva quando gli studenti apprendono e stanno male.

Le nozioni si fissano nel cervello insieme alle emozioni:

se un bambino impara con curiosità e gioia, la lezione si inciderà nella memoria insieme alla curiosità e alla gioia.

Se impara con noia, paura, ansia, si attiverà l'alert: la risposta della mente trasmetterà il messaggio

" Scappa perchè ti fa male" >

Partendo da questo prezioso spunto, vorrei toccare un tema importante e delicato al quale darei questo titolo:

“I COMPITI A CASA: quando l'errore causa conflitti.”

Come non essere d'accordo con Daniela Lucangeli?

Eppure come non ammettere che spesso e volentieri aiutare i bambini a fare i compiti ci porta ad arrabbiarci e ad avere reazioni forti con loro?

Vederli non motivati, non collaborativi ci innervosisce e il fatto che sbaglino o si distraggano dopo che abbiamo spiegato e ripetuto loro regole ed esempi diverse volte ci fa decisamente perdere la pazienza!

Come trovare un compromesso tra l'avere un atteggiamento costruttivo e propositivo con i bambini e la necessità di mostrare loro l'errore da correggere, l'aspetto da aggiustare,

la parte che 'non va bene' ?

Essere empatici con i bambini e connessi con le loro emozioni e i loro bisogni non significa affatto giustificarli in tutto.

L'adulto, il mentore, che sia l'insegnante o il genitore ha il compito di traghettare il bambino da un punto ad un altro, da qui educare che in latino si scrive ex-ducere: " condurre da - a ".

Credere di dover eliminare rabbia, nervosismo dal nostro repertorio di educatori è assurdo e non naturale, così come credere di poter eliminare la paura dal percorso dei nostri bambini!

Se volevamo evitare queste dimensioni e queste emozioni dovevamo evitare di portare i bambini su questo mondo, dove noi esseri viventi siamo continuamente impastati di queste vitali emozioni che ci spingono a sperimentarci e a conoscerci sempre di più.

Il punto è NON scaricare o proiettare le nostre emozioni “ombra” in modo inconsapevole sul bambino, inquinando e così appesantendo il suo processo di apprendimento.

Un altro punto fondamentale è imparare a RICONOSCERE queste nostre emozioni e 'utilizzarle' come una lampada che fa luce su uno schema che si sta sgretolando.

Io come adulto (insegnante, educatore, genitore) ho l'opportunità di comprendere grazie alla rabbia e al disagio vissuto di fronte al bambino di cui sono responsabile che una credenza in me non regge più, che quello che credevo funzionasse non funziona più... e il dolore di questa consapevolezza lo posso evitare (continuando così a ripetere le stesse dinamiche frustranti) oppure lo posso accogliere e osservare per comprendere che devo lasciare spazio ad un atteggiamento diverso.

Probabilmente quello che come adulto devo lasciare andare è il mio atteggiamento di fronte all’errore e le credenze di fronte ad esso, lasciare andare il giudizio, la pesantezza, il senso di colpa, il senso di inadeguatezza, le aspettative legate a modalità che in realtà…non funzionano.

Questo passaggio trasformativo ci mette a disagio, così come passare da una strada nota ad una ignota.

Il fatto è che solo in questa accoglienza e apertura al nuovo abbiamo la possibilità di CREARE davvero una modalità consona a NOI, alla nostra vera Natura e a quella del bambino e per questo, quella modalità sarà funzionale, ossia funzionerà per il bambino e per me, ci renderà complici e ci permetterà di raggiungere degli obiettivi, FUORI da un campo standardizzato e noto.

Allora sarà possibile conciliare le nostre ‘arrabbiature’ con i bambini senza creare in loro ‘alert’ o blocchi, bensì aggiustando insieme il tiro e aprendo nuovi modi di comunicazione, approfondimento e conoscenza affrontando in modo critico idee e pensieri propri per poi virare verso l’accoglienza di nuovi modi del sapere e del fare, fondati sulla responsabilità ossia l’abilità di costruire risposte e anche sul …piacere.

Sempre di più negli ultimi anni il mio lavoro si è specializzato sulle dinamiche del comportamento, dell’attenzione, della gestione delle emozioni e tutto questo lo mescolo in percorsi di apprendimento per i bambini.

Sempre di più, con gioia, seguo accompagno e FORMO mamme che desiderano aiutare personalmente i loro bambini con modalità personalizzate e funzionali per fare i compiti e aiutarli a costruire competenze e autonomie.

Sono percorsi bellissimi, dove nascono consapevolezze e guarigioni davvero meravigliose, percorsi molto liberatori, tanto che anche a questi percorsi vorrei dare un titolo:

“ Compiti con la mamma, dalla rabbia alla gioia”

Se ti interessa saperne di più rispondi pure a questa email 📧

“ Quando pensi di avere tutte le risposte,

la vita ti cambia tutte le domande”

- Charlie Brown

Buon proseguimento e a presto!

Susy

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